ARGOMENTO PIU' DISCUSSO DEL 2022 SULLE PASSERELLE DI MODA

Ogni stagione, la moda tende ad avere una fissa molto specifica, che finisce per esasperare e portare ai suoi estremi nelle collezioni mostrate in passerella. Che si tratti di una stampa particolare, di un'epoca storica specifica o di un tessuto peculiare, l’elemento prescelto diventa quasi imprescindibile e spesso diventa emblema dell’intera stagione. Basti pensare ai fiori per la primavera, alle vibe da settimana bianca per i mesi freddi—che erano ovunque nella F/W 21—o alla logomania, ormai di moda in qualsiasi periodo dell’anno. L’ossessione della S/S 22? Non c’è alcun dubbio: il seno.

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Lavorato a maglia, placcato in oro, gonfiabile, ricamato: se riesci a pensare un nuovo modo per contenere, fasciare, esagerare o riprodurre questo organo femminile, c’è un’altissima probabilità che un brand là fuori l'abbia già prodotto nelle ultime due stagioni. La vera domanda è: perché?

Per iniziare ad analizzare questa nuova fissa, dobbiamo guardare ai fatti adottando una prospettiva più ampia. Da qualche parte tra le infinite micro-tendenze generate da TikTok, ci sono una manciata di temi che non spariscono e continuano a esercitare una forte influenza sulla moda contemporanea. Uno dei più importanti che abbiamo notato nelle ultime stagioni è, l’hai indovinato, il trend Y2K. Il gusto per i mini crop top, la vita bassa, i jeans a gamba larga, i cargo, le piccole borse a tracolla e tutto il resto, ha raggiunto l’apice in questa stagione. Basti pensare alle gonne alla Britney Spears decisamente anni '00 di Miu Miu! O letteralmente a qualsiasi item di Blumarine! Oltre al ritorno dei Duemila, c'è anche una tensione collettiva verso la liberazione dei corpi post-pandemia, che si traduce in un appetito insaziabile per vestiti attillati, nude, sinuosi che, insieme all'entusiasmo della Gen Z per la body positivity e una visione più libera sul genere, ha contribuito a creare un terreno fertile per i designer che vogliono esaltare il corpo… letteralmente.

Ciò che è interessante di questa rinnovata ossessione per il seno, tuttavia, sono le diverse accezioni in cui è stata declinata. Mentre alcuni designer hanno intenzionalmente messo in risalto il seno di chi indossa i propri capi (vedi: i maglioni a reggiseno con ferretto di Prada, i reggiseni trasparenti di Simone Rocha o i corsetti di KNWLS), altri hanno adottato un approccio più metaforico. Carly Mark di Puppets and Puppets ha stampato un'immagine del seno su un top in maglia a coste, Joseph Altuzarra ha chiuso la sua sfilata con un abito bianco indossato sotto un top con seni riprodotti all'uncinetto e il debutto di Pieter Mulier ad Alaïa che includeva abiti aderenti a maglia con pannelli sul petto che ammiccavano all'iconica tuta leopardata Alaïa A/W 91, famosamente indossata da Naomi sulla passerella. Da Schiaparelli, nel frattempo, Daniel Roseberry ha sfoggiato denim e reggiseni a cono gonfiabili ispirati al lavoro di Gaultier, seni floreali 3D e una giacca di paillettes decorata con seni impreziositi e capezzoli dorati, uno dei quali trafitto con un bilanciere.

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Ma questa fissa non è esattamente nuova. In effetti, il fascino della moda per il seno ha una lunga e antica storia. La storica di cultura della moda Laura McLaws Helms ci ricorda infatti il calco del busto della top model Veruschka degli anni '60 firmato Claude Lalanne per la Yves Saint Laurent A/W 69, e poi i reggiseni in metallo scolpiti da Oskar Gustin per Ungaro tra il 1968 e il 1979, gli abiti in jersey placcato sul petto di Jacques Cassia degli anni '70, i giocosi abiti di Sonia Rykiel e l’iconica t-shirt Tits di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren del 1977 per Seditionaries—giusto per menzionare alcuni esempi degni di nota.

"Sento che il fulcro di questa ossessione per il seno sia del tutto referenziale,” sostiene la stylist e brand consultant Amanda Murray. "Viviamo in un'era della moda profondamente autoreferenziale," aggiunge, osservando che "ogni anno aumenta sempre di più la dipendenza di questo settore dai propri archivi, luogo in cui è possibile trovare l'ispirazione giusta per le creazioni più contemporanee." In effetti, Murray sostiene che questa tendenza non sia mai sparita davvero, citando la S/S 17 come un'altra stagione in cui la fissa per il seno ha raggiunto vette altissime, facendo riferimento al debutto di Anthony Vaccarello per Saint Laurent e gli abiti body print alla Yves Klein di Céline firmata Phoebe Philo.

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Ovviamente, quando si parla di design in cui questa reference anatomica spicca particolarmente, alcune domande che sorgono spontanee sono: chi lo ha progettato? In che modo questo elemento influisce sul modo in cui percepiamo il corpo nella moda (e nella società) contemporanea? In effetti, mentre oggi notiamo una gamma sempre più vasta di designer che lavorano con elementi che—nel loro specifico modo—richiamano al seno, un fatto che potrebbe sorprendere è che la maggior parte dei progettisti sono uomini. Guardando indietro alle passate età dell’oro del seno nella moda, Laura nota che "gli stilisti uomini spesso hanno evidenziato il seno in modo che ricordasse un'armatura."

Effettivamente, ripercorrendo gli esempi nelle foto precedenti, o alle più recenti variazioni sul tema da parte di Roseberry per la maison Schiaparelli o le corazze della S/S 20 di Tom Ford (create anche da Alexander McQueen per il suo omonimo brand, e prima ancora da Givenchy, Thierry Mugler, Issey Miyake per la A/W 80 e la A/W 06), il topos dell’armatura sembra dominare la narrazione riguardo le forme del seno nella moda. Al contrario, notiamo un approccio ben diverso quando il tema è stato sottoposto alle ricerche di progettiste donne. La giocosità di Sonia Rykiel e la t-shirt di Vivienne Westwood segnalano un umorismo e una sovversione implicita, un approccio che si ripercuote nelle esplorazioni della forma femminile da parte di molte altre designer.

Anche Amanda è d'accordo, e contrappone l'approccio "intricato ma sottile e morbido, pieno di sfumature" delle designer femminili contemporanee con l'approccio "più pronunciato e duro" delle loro controparti maschili. Vengono in mente i reggiseni della S/S 20 JW Anderson, contrapposti alla discrezione del gilet S/S 21 firmato Stella McCartney con i seni sottolineati da delicate coste in maglia, l’eterea composizione degli intricati pezzi simil lingerie di Nensi Dojaka, o le sfumature impalpabili e implicite nelle opere di Sinéad O'Dwyer, il cui lavoro attinge dalle forme delle sue amiche nonché sue muse.

In un momento storico in cui i binarismi di genere sono in procinto di essere smantellati, Laura sostiene che “sembra esserci una separazione molto meno chiara tra il desiderio dei designer uomini di coprire le forme femminili con delle vere e proprie armature e il desiderio delle designer donne di sovvertire con ironia i significati culturali e sociali attribuiti al seno.” Da una parte, le corazze di Misha Japanwala si avvicinano molto agli indumenti simili ad armature di Miyake o McQueen, dall’altra l'umorismo e le inflessioni queer-camp dei seni colorati a blocchi di colore fatti a maglia di Christopher John Rogers o del bikini-top a margherita della collezione S/S 22 di Francesco Risso sembrano avere più in comune con la giocosità di Rykiel.

In effetti, questa ambiguità sembra indirizzarsi verso le visioni più contemporanee alle tematiche legate al genere e al corpo—in molti casi, questi pezzi evocano in maniera efficace l'idea del seno, ma non "richiedono un corpo femminile formoso per poterli indossarli," come afferma Laura. “Invece di modellare il seno di chi lo indossa, qui il seno è quasi completamente ricreato attraverso elementi aggiuntivi. L'attuale ossessione per il seno sembra avere molto a che fare con la nostra mutevole idea di genere e il crescente comfort nel giocare con le sovrastrutture a esso associato.”

Che la prevalenza dei riferimenti al seno nella moda sia legata a un senso di emancipazione è evidente, ma questa riflessione deve necessariamente avvalersi di una narrazione che parla della liberazione dai vincoli del binarismo di genere o da norme sociali pudiche? Per Amanda, questa ossessione porta con sé un significato più letterale di libertà. “La prima cosa che fanno molte donne quando tornano a casa è togliersi il reggiseno. Non c'è sensazione migliore che togliersi il reggiseno dopo otto ore di lavoro," afferma. Laddove alcunə designer guardano al seno dal punto di vista dell'erotismo e della liberazione sessuale, altrə lo vedono con una lente legata ai concetti di comfort e libertà. Alcunə vogliono mettere in risalto questo organo utilizzando pezzi bodycon costringenti e allusivi, altrə intendono avvolgerlo delicatamente in maglie morbide e comode.

Per quanto visivamente sconvolgente possa essere una tendenza, la domanda che sorge spontanea, come per qualsiasi cosa che vediamo sulle passerelle, è: qualcuno lo comprerà davvero? Qui, la risposta è un sonoro sì. “Esiste una clientela, e anche io ne faccio parte," afferma Amanda, commentando il comune malinteso secondo cui i pezzi più alla moda spesso non vendano. Secondo la sua esperienza personale, in realtà, sono sempre i primi a spopolare sul mercato. “Per qualche ragione, gli acquirenti proiettano la loro apprensione personale sui clienti, pensando che questi articoli non vendano facilmente. Eppure, vendono," aggiunge, osservando come durante una recente visita alla nuova boutique Schiaparelli di Bergdorf Goodman, la maggior parte dei loro pezzi con il motivo a capezzoli fosse già sold out. In effetti, Roseberry ha recentemente dichiarato a WWD che le giacche dai capezzoli d'oro che ha presentato per Schiaparelli sono state prodotte con e senza capezzoli per i negozi, una scelta presa dal team vendita del brand, ma che "nessuno vuole quella senza capezzoli."

Ciò dimostra che, in definitiva, "il lavoro di qualsiasi designer è quello di raccontarci una storia, una storia sul presente,” conclude Amanda. Ma di cosa parla esattamente la storia che riguarda il seno? Mentre una celebrazione del seno può ancora evocare umorismo, sessualità, sovversione e liberazione, la sua presenza pervasiva nella moda contemporanea suggerisce che quello di mettere al centro questo elemento del corpo femminile non sia più quell'atto rivoluzionario che era una volta. E non si tratta di una cosa necessariamente negativa. Il fatto che la presenza del seno nell'abbigliamento non sia più scioccante—e che lo vediamo declinato in così tante prospettive diverse—indica quanto le nostre idee su genere, sessualità e corpo si siano evolute nel corso del tempo. Man mano che clienti e designer iniziano ad adottare approcci più liberi al vestire, evidenziare il petto nudo non è necessariamente quel gesto trasgressivo e sessualizzato che era un tempo. In effetti, se alcune delle tematiche più urgenti della moda di oggi sono emancipazione e libertà, allora dovremmo applicare la stessa logica anche al modo in cui le interpretiamo nel vestire.

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